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C’è qualcosa che i governi e i poteri forti finanziari fanno senz’altro fatica a digerire : il voto referendario attraverso il quale la maggioranza assoluta del popolo italiano ha deciso che l’acqua è un bene comune e il servizio idrico un servizio pubblico da gestire in maniera partecipativa e senza profitti di sorta.

Un referendum tutt’altro che dimenticato : prima con il governo Berlusconi, successivamente con l’attuale governo Monti, sono stati ben quattro i provvedimenti normativi approvati per contrastarne l’esito. Tutti bocciati dalle mobilitazioni del movimento per l’acqua e dalla sentenza n. 199/2012 della Corte Costituzionale del 20 luglio scorso.

Ma al popolo italiano che ha detto a gran voce di non credere più alla favola del “privato è bello” , occorre mettere in testa, costi quel che costi, che il privato è comunque obbligatorio e ineluttabile. Lo chiedono i mercati, lo esigono i capitali finanziari alla spasmodica ricerca di assets, come l’acqua e il servizio idrico, in cui il profitto sia garantito dalla condizione di monopolio naturale e da un consumo costante in quanto necessario alla vita stessa delle persone.

Ed è così che quello che è stato sbattuto fuori dalla porta per via politica, si cerca di far rientrare dalla finestra per via “tecnica”.

E’ di questi giorni la presentazione, da parte dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) delle linee guida per la nuova normativa tariffaria del servizio idrico e l’impatto delle stesse sull’esito referendario sono devastanti.  In estrema sintesi, la nuova proposta, contrariamente a quanto stabilito dalla vittoria del SI al secondo quesito referendario, reintroduce la “remunerazione del capitale investito” , ovvero i profitti per i gestori, sotto la nuova veste di “oneri finanziari sul capitale immobilizzato”, così come attraverso la trasformazione in voce di costo (quindi da coprire con la tariffa) del “rischio d’impresa”. 

Non solo. La nuova norma tariffaria, una volta approvata, avrà efficacia retroattiva, ovvero andrà a coprire –illegittimamente- anche il periodo decorso dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 21 luglio 2011 dell’esito del voto referendario, durante il quale quasi tutti i gestori hanno continuato ad esigere in tariffa la remunerazione del capitale investito abrogata dall’esito referendario. Retroattività espressamente censurata dal Consiglio di Stato con varie sentenze (ultima, quella della sez. V n. 3920 del 30 giugno 2011).

Infine, nel nuovo metodo tariffario verranno riconosciuti ai gestori anche i costi sostenuti così come iscritti a bilancio della società anche se più alti dei costi programmati : una sorta di sanatoria di tutte le illegittimità, inadempienze e irregolarità attualmente registrate in moltissime gestioni.

Un vero attacco al voto referendario che fa il paio con i tentativi di ulteriore privatizzazione del servizio idrico, in atto nel centro-nord del paese attraverso le fusioni tra multi utilities quotate in Borsa. Un attacco a cui il movimento per l’acqua risponderà con l’approfondimento della campagna di obbedienza civile, ovvero l’autoriduzione delle bollette illegittime, e con una prima manifestazione nazionale sabato 15 dicembre a Reggio Emilia per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.

 Perché indietro non si torna e sarebbe bene che chi si candida a governare il Paese tenga ben presente il fatto che, ancora una volta “si scrive acqua e si legge democrazia”.

 

Marco Bersani (Attac Italia – Forum italiano dei movimenti per l’acqua)

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