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Lista Civica Italiana, anche in vista della conferenza sul clima di Parigi ritiene importante diffondere questo recentissimo studio del GFN che indica tre filoni concreti per abbattere le emissioni dei paesi che si affacciano sul mediterraneo.

Le nazioni del Mediterraneo hanno ancora del lavoro da fare

per realizzare gli obiettivi regionali dello sviluppo sostenibile

 

I settori dell’alimentazione e della pianificazione urbana offrono delle opportunità per una gestione sostenibile delle risorse naturali

 BARCELLONA, SPAGNA— Nessuna nazione del bacino del Mediterraneo soddisfa i due criteri minimi per lo sviluppo sostenibile volti ad assicurare il benessere di tutti restando nei limiti ecologici del pianeta; tutto ciò emerge dall’analisi presentata alla conferenza SwitchMed Connect del 29 ottobre 2015 dal gruppo di ricerca Global Footprint Network.

Il primo criterio è definito dall’Indice di Sviluppo Umano (HDI) delle Nazioni Unite, che valuta il livello di benessere delle popolazioni nazione per nazione. Il Global Footprint Network calcola il secondo criterio misurando il consumo di risorse naturali e di servizi ecologici di una data popolazione.

L’analisi del Global Footprint Network, intitolata “Possono le nazioni del Mediterraneo prosperare nonostante una crescente scarsità di risorse”, dimostra che i paesi del bacino del mediterraneo utilizzano attualmente due volte e mezza di più delle risorse naturali e dei servizi ecologici che i loro ecosistemi possono fornire. Tuttavia, in questi ultimi anni, secondo i dati dell’HDI un miglioramento della qualità della vita è stato registrato nella maggioranza delle nazioni.

L’analisi, realizzata grazie al sostegno della Fondazione MAVA e dell’ufficio di Venezia dell’UNESCO, rivela che l’aumento del consumo di proteine animali nei regimi alimentari è un fattore importante dell’aumento dell’impronta ecologica della regione. L’analisi effettuata su 12 città mediterranee mostra anche che i settori dell’abitare e dei trasporti nel contesto urbano possono offrire delle importanti opportunità per ridurre l’impronta ecologica.

«A seguito dell’adozione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da parte delle Nazioni Unite il mese scorso, è incoraggiante constatare che lo sviluppo umano è migliorato in tutte le nazioni mediterranee» dichiara Alessandro Galli, direttore del programma Mediterraneo per il Global Footprint Network. «Detto questo, per soddisfare pienamente la visione della Strategia mediterranea per lo sviluppo sostenibile — ovvero assicurare un livello di vita elevato senza intaccare il capitale naturale—bisogna che a tutti i livelli decisionali si tenga conto rigorosamente dei limiti ambientali»

«La buona notizia è che puntando ai settori dell’alimentazione, dell’abitare, e dei trasporti i paesi Mediterranei possono trovare numerose opportunità per gestire meglio le loro risorse in un modo sostenibile e sviluppare economie più resilienti» aggiunge Galli che é stato co-moderatore di una sessione sull’alimentazione sostenibile a SwitchMed Connect il 29 ottobre a Barcellona.

Il rapporto sull’analisi riguardante i paesi del bacino del Mediterraneo è disponibile in francese, arabo e in inglese.

 

Sviluppo sostenibile

L’Indice di sviluppo umano (HDI) delle Nazioni Unite misura il livello di sviluppo di una nazione sulla base della speranza di vita, dell’educazione e del redito medio degli abitanti. Su una scala da 0 a 1, il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) definisce 0,7 come la soglia di un livello di sviluppo elevato (0,8 per un livello molto alto). Dal 2000, la maggior parte dei paesi del bacino del Mediterraneo hanno superato questa soglia. Attualmente solo il Marocco e l’Egitto raggiungono valutazioni inferiori a 0,7 (anche questi paesi comunque stanno migliorando).

L’Impronta ecologica determina se una popolazione vive secondo le capacità della natura. L’Impronta misura la quantità di capitale naturale necessario per produrre i servizi e le risorse naturali utilizzate da una data popolazione (alimenti di origine vegetale e prodotti a base di fibre, bestiame e pesce, legname e altri prodotti forestali, spazi necessari alle infrastrutture urbane, foreste per assorbire le emissioni di anidride carbonica provenienti dai combustibili fossili).

 Immagine n1 con testi in italianoTenuto conto del livello di popolazione attuale, il nostro pianeta e in grado di offrire solo 1,8 ettari globali di superficie bioproduttiva per persona. Così, anche se le risorse nazionali variano fortemente da un paese all’altro, è necessario che l’Impronta ecologica media per persona su scala mondiale resti largamente al di sotto di questa soglia al fine di tenere conto della crescita demografica e degli spazi necessari alle altre specie viventi. Purtroppo ad oggi, la maggioranza dei paesi mediterraneo (tranne il Marocco, la Palestina et la Siria) ha una Impronta ecologica superiore a 1.8 ettari globali.

 

L’Impronta ecologica derivante dai consumi alimentari

L’Impronta ecologica media dei consumi alimentari di un abitante del Mediterraneo è circa di 0,9 gha (ndr gha = sigla che sta per ettari globali una misura convenzionale che si usa nel settore dell’Impronta ecologica) con un campo di variabilità compreso tra 0,6 e 1,5 gha: si tratta di un valore superiore a quello di nazioni come l’India (0,4), la Cina (0,5), il Costa Rica (0,6) e la Germania (0,8).

 Immagine n2 con testi in italiano

 

I fattori che spiegano il livello relativamente elevato dell’Impronta ecologica dei consumi alimentari nel bacino del Mediterraneo includono la siccità, la scarsa produttività agricola, la dipendenza crescente dai prodotti alimentari importati e l’abbandono progressivo del tradizionale regime alimentare mediterraneo che si rivela vantaggioso sia per la salute che per l’ambiente.

I cereali, le verdure e gli oli caratteristici del regime mediterraneo caratterizzati da una Impronta ecologica relativamente modesta, sono rimpiazzati da un cibo a forte tenore di proteine animali (carne e prodotti caseari) con una Impronta ecologica più elevata poiché queste proteine richiedono più terreno bioproduttivo per produrre la stessa quantità di calorie rispetto agli alimenti di origine vegetale. Il miglioramento della produttività agricola, la riduzione degli sprechi alimentari e la promozione di regimi alimentari più sani e a minor utilizzo di risorse rappresentano quindi una opportunità per la riduzione dell’Impronta ecologica nella regione

L’Impronta ecologica delle città

Il rapporto comprende anche una analisi delle Impronte ecologiche di 12 città: Barcellona e Valencia in Spagna; Genova, Napoli, Palermo e Roma in Italia; Tunisi in Tunisia; Atene e Salonicco in Grecia; Antalya e Smirne in Turchia; Il Cairo in Egitto.

Per molti paesi della regione mediterranea, uno o due centri urbani pesano in un modo preponderante nell’Impronta ecologica nazionale. I risultati dell’analisi dimostrano che:

– la città mediterranea con l’Impronta ecologica totale più elevata è Il Cairo, seguita da Barcellona e Roma.

– le città mediterranee con le impronte ecologiche per persona più elevate sono Genova, Atene e Roma (nell’ordine)

– le città mediterranee con le impronte ecologiche per persona più modeste sono Antalya, Il Cairo e Smirne (nell’ordine).

– la domanda di risorse naturali di Atene, in cui risiede un terzo della popolazione nazionale, va oltre il 22% della capacità ecologica di tutta la Grecia.

– gli abitanti del Cairo, che rappresentano il 16% della popolazione egiziana, consumano l’85% circa della capacità ecologica del paese.

– i trasporti sono il fattore dominante dell’Impronta ecologica di Atene, dato che rappresentano il 36% dell’Impronta ecologica nazionale. Le sole politiche municipali dei trasporti potrebbero dunque portare a una notevole riduzione dell’Impronta ecologica della Grecia.

«Le città sono dei centri molto ricchi di attività che ci permettono di ottimizzare l’uso delle risorse grazie a politiche appropriate riguardanti l’abitare, i trasporti e la gestione energetica,» dice Galli. «Le città funzionano però anche come “ascensore sociale” permettendo agli abitanti di migliorare la loro qualità della vita e quindi di aumentare i loro consumi. La dinamica tra queste due tendenze deve essere pienamente compresa e messa in conto per fare in modo che le città divengano motori di progresso, piuttosto che ostacoli sul cammino dello sviluppo sostenibile»

 

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Risorse aggiuntive:

Per ulteriori informazioni sull’iniziativa riguardante l’Impronta ecologica nel Mediterraneo del Global Footprint Network, tra cui il rapporto di analisi in francese, arabo e inglese, visita www.footprintnetwork.org/med .

Vai direttamente ai rapporti nelle diverse lingue qui: francese, arabo e inglese .

Calcola la tua Impronta ecologica personale e impara a ridurla, visitando il sito: http://www.footprintnetwork.org/calculator .

Scarica il file gratuito che include i dati dell’Impronta ecologica di 182 paesi : www.footprintnetwork.org/public2015

 A proposito di Global Footprint Network

 Global Footprint Network è un think-tank internazionale che coordina la ricerca e fornisce ai decisori una serie di strumenti per portare l’economia ad operare entro i limiti ecologici del pianeta.

www.footprintnetwork.org

 

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