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SALVARE IL CLIMA ANCHE CON LA DENUCLEARIZZAZIONE

I DISARMISTI “ESIGENTI” A PARIGI , FORTI DEL VOTO DEL PARLAMENTO ITALIANO

Di Alfonso NAVARRA – www.osmdpn.it 30 novembre 2015, ore 12.00

 

La retorica “verde” di Fabius, che inaugura il vertice ONU sul clima, segue a ruota quella di Obama: è l’ultima occasione per salvare la Terra, si strilla in coro tra i potenti che contano. Peccato che coloro che si propongono come i liberatori dalla minaccia climatica siano gli stessi Grandi Inquinatori del Pianeta.

Tecnicamente, i lavori che si sono aperti stamattina a Le Bourget – 15 Km dal centro di Parigi, a metà strada verso l’aeroporto di Roissy, sono la 21^ “Conferenza delle parti” (COP 21) indetta dall’ONU sul tema del riscaldamento globale.

Essa riunisce, per 12 giorni (da oggi 30 novembre all’11 dicembre) 152 capi di Stato e premier che si trascinano dietro 7.000 delegati di 195 Paesi, più rappresentanti della società civile internazionale, più giornalisti: 40.000 persone circa.

Il contesto, dopo gli attentati compiuti dal DAESH il 13 novembre, è quello di un territorio militarizzato: oltre 15.000 poliziotti schierati nella regione parigina, 6.300 dei quali nella capitale e ben 2.800 sul posto del summit.

La preoccupazione ufficiale per i controlli e le perquisizioni asfissianti e la restrizione alle frontiere (già 1.000 persone sono state respinte!) è quella di prevenire nuovi attentati ma le misure sono mirate di fatto a evitare contestazioni critiche: in soggiorno obbligato non ci sono finiti sospetti terroristi ma militanti ambientalisti, in particolare quelli che si oppongono alla costruzione dell’aeroporto a Notre Dame de Landes, potremmo definirli i No-TAV francesi.

Ovviamente le preoccupazioni, in sé infondate, sono invece suffragate dall’azione degli immancabili Black Bloc, che ieri, con le loro piccole devastazioni (ma utilissime per le montature del caso e per la giustificazione dello stato di emergenza), si sono presi la ribalta in Place de la Rèpublique, scatenando una inutile sassaiola ed un lancio di oggetti vari contro le forze di polizia.

La risposta sono state le altrettanto scontate cariche indiscriminate (alla chi becco becco) con il fermo di oltre 200 persone.

La marcia delle associazioni era stata annullata dalla prefettura ma il movimento ecologista aveva voluto lo stesso testimoniare una sua mobilitazione critica in occasione della COP 21. Era addirittura riuscito a formare una catena umana di circa 10.000 persone, sfidando pacificamente e festosamente il divieto di manifestare delle autorità.

Ma, tornando alla conferenza, il suo obiettivo ufficiale è raggiungere un accordo “Kyoto 2”, cioè un rilancio ed un approfondimento del protocollo in vigore dal 2005 che consenta a limitare a due gradi centigradi l’aumento della temperatura media del Pianeta Terra rispetto all’era preindustriale.

Bisognerebbe ridurre drasticamente l’utilizzo di fonti fossili (carbone, petrolio e gas), che producono l’anidride carbonica (CO2) considerata il principale indicatore del cosiddetto “effetto serra”.

Secondo gli esperti dell’ONU, si tratterebbe di tagliare dal 40 al 70% le emissioni entro il 2050 ed arrivare a fine secolo con zero emissioni.

Gli stessi esperti stimano che gli impegni presi alla vigilia del vertice dagli Stati partecipanti (non tutti!) farebbero toccare i + 2,7° C.

Quindi il tentativo degli Stati più sensibili, quelli della UE in testa, è di sollecitare uno sforzo supplementare, soprattutto da parte dei maggiori produttori di gas ad effetto serra (sigla: GES), Stati Uniti e Cina in testa.

Esiste una bozza di accordo su cui ci si confronta con le varie ipotesi di distribuzione delle quote di tagli.

Ma su vari altri aspetti esistono divergenze di vedute: si dovrà raggiungere semplicemente un accordo o dovrà essere stipulato un trattato? Si tratterà di un testo giuridicamente vincolante con sanzioni? Dovrà esserci una verifica quinquennale?

C’è di rilevante anche la questione dei fondi da destinare ai Paesi emergenti per aiutarli nelle loro politiche di decarbonizzazione: si parla di 100 miliardi di dollari all’anno.

I “disarmisti esigenti” (ci chiamiamo così perché raccogliamo l’appello postumo di Stéphane Hessel: ESIGETE! un disarmo nucleare totale) sono e saranno presenti a Parigi con Luigi Mosca, lo scienziato di Armes Nucléaires stop, nato in Italia già direttore del Laboratorio sotterraneo di Modane; con Heidi Meinzolt della WILPF; con Mario Agostinelli, di Energia Felice, e conil sottoscritto.

La delegazione che abbiamo formato per la conferenza (riteniamo importante la delega politica ricevuta da Alex Zanotelli – Missionario Comboniano) sottolinea la necessità di impegni convergenti per i movimenti e le associazioni di base.

Allo stesso modo con cui abbiamo sollecitato il Parlamento italiano (la Camera ha approvato il 26 settembre una mozione da noi ispirata in proposito e che riporto qui di seguito), facciamo presente alla società civile più cosciente e attiva che la preoccupazione per la sopravvivenza dell’umanità deve scongiurare la catastrofe climatica che può essere provocata entro 100 anni; ed a maggior ragione la catastrofe di una guerra nucleare che, in questo stesso momento, può essere scatenata persino per incidente, per caso o per errore.

Un aumento di 6 gradi centigradi della temperatura del Pianeta – sostengono alcuni scienziati – ridurrebbe la razza umana ad un manipolo di barbari sopravvissuti abbarbicati ai due poli, uniche aree per noi rimaste vivibili; uno scambio di testate atomiche (ne basterebbe la metà delle 2.000 tenute in costante stato di allerta sulle 16.000 attualmente dispiegate), partite magari – può accadere! – per un falso allarme non bene controllato, si tradurrebbe non solo nella scomparsa definitiva della specie umana, ma probabilmente in un ecocidio generalizzato.

Per questo, forti anche del voto della Camera dei deputati italiana, siamo e saremo a Parigi perché la Carta dei diritti dell’umanità, proposta dalla Francia a coronamento della conferenza sul clima, comunque un grande progresso universale di civiltà giuridica, includa il “diritto al disarmo nucleare” quale logica conseguenza del proclamato “diritto alla pace”.

E ci batteremo, con il Network antinucleare europeo convocato il 6 dicembre da Sortir du Nucléaire, perché la retorica imperante sullo “sviluppo sostenibile” non riesca a far digerire i tentativi, manifesti da parte di USA e Cina, più opachi e tortuosi da parte dell’eurotecnocrazia (che è altra cosa dall’Europa dei cittadini), di spacciare tra le “energie pulite decarbonizzanti” la produzione elettronucleare, che è mera copertura di esigenze militari e di potenza degli Stati.

La dipendenza dai combustibili fossili e dal nucleare è, a conti fatti, alla base di un modello sociale che è la causa principale delle guerre che – era inevitabile! – ci hanno raggiunto dentro casa in Europa (il terrorismo del DAESH ne è l’espressione più degradata e disumana).

Lottare per salvare il clima e per la pace è anche e soprattutto costruire positivamente, a livello locale e globale, con l’impegno collettivo ma anche personale, una conversione ecologica fondata su un modello energetico decarbonizzato e denuclearizzato, rinnovabile al 100%, cioè pulito, democratico, socialmente giusto.

Su questi impegni chiamiamo a confrontarsi e a convergere le associazioni, i sindacati di base e i gruppi che si battono per un’alternativa all’austerità e al neoliberismo predatorio e accumulatorio, per le libertà – a partire dalla liberazione delle donne, per la difesa dei beni comuni, per la cultura e la civiltà della pace: elaboriamo insieme, noi nuova internazionale dei diritti umani, dei popoli e dell’umanità, una strategia comune, di lungo periodo, per un nuovo mondo possibile, imparando a “percorrere insieme il cammino della nonviolenza” !

Qui di seguito, i passi decisivi del testo della mozione approvata nel dibattito alla Camera del 26 novembre 2015, primo firmatario l’on. Zavatti, che recepisce i nostri suggerimenti.

La Camera impegna il governo …

ad agire per l’inserimento di un esplicito riferimento all’eliminazione di qualsiasi minaccia connessa con una guerra nucleare all’interno della succitata Déclaration universelle de droits et de devoirs de l’humanité;
– a proporre l’elaborazione di una definizione giuridica universale di Ecocidio, e della contestuale costituzione di una Corte internazionale sui crimini ambientali.

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