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Siamo alcuni degli aderenti a Lista Civica Italiana, rappresentiamo un centinaio di liste civiche di una decina di regioni. Abbiamo partecipato alle assemblee sia di “Cambiare si può” che del Movimento Arancione, perché riteniamo vitale far convergere le forze della società civile, dei movimenti, del popolo che ha lavorato per i referendum dell’acqua e del nucleare.

Le elezioni siciliane hanno mostrato il dilagare di NON VOTANTI, delusi dall’odore del marcio nella politica. Per riportarli al voto serve un’alternativa degna di quel senso civico indispensabile per cambiare la politica: valorizzare i movimenti della società civile, introdurre la democrazia diretta ed eliminare i privilegi dei politici, dare ampio spazio alle associazioni dei cittadini ed esigere dai partiti che vogliono sostenere questo cambiamento di fare un netto passo indietro, non riproponendo i loro esponenti-simbolo, le loro bandiere, simboli, parole d’ordine screditate. Dobbiamo trovare persone (donne e uomini, giovani e adulti) della società civile, gente comune che ha costruito la propria credibilità sui territori, di dichiarata competenza ed evidente rappresentanza territoriale. Questa sarebbe la vera forza rivoluzionaria del progetto e garantirebbe l’attuazione dell’art. 49 della Costituzione, cosa resa impossibile  dall’attuale legge elettorale!

Invece incrociamo nelle assemblee e leggiamo sulla stampa i soliti noti della sinistra, come Diliberto, Turigliatto, Ferrero, Bonelli, Di Pietro, e vari altri scalpitanti per essere nominati “capilista”, gli unici ad avere una chance di diventare parlamentari. Di nuovo?

Non è questa la strada per parlare al popolo dei Referendum e della Costituzione. A queste condizioni, se non c’è trasparenza nelle regole di come si scelgono le candidature, “Noi non ci stiamo!”.

Ma siamo pronti a ricrederci. Veniamo alle assemblee di Roma del 21 e del 22 dicembre – che per noi dovrebbero costituire un unico processo – solo se si chiariscono le regole, i punti programmatici irrinunciabili, la linea anti-casta, la netta distanza dai partiti responsabili del baratro in cui siamo precipitati, allora Noi ci siamo!

Lara Benazzi (Mantova), Mimma Greco (Torino), Marzia Marzoli (Lazio), Giovanna Piparo (Torino), Alessandro Balzan (Padova), Michele Boato (Venezia), Roberto Brambilla (Milano), Luigi Branchetti (Perugia), Italo Campagnoli (Pesaro), Franco Casagrande (Alessandria), Enzo Grillo (Caserta), Tony Manigrasso (Torino), Luca Nicola (Torino), Giovanni Palazzotto (Palermo), Gianni Principi (Marche), Matteo Scarlato (Puglia), Olivier Turquet (Arezzo), Gabriele Volpi (Livorno)

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