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Roma- 21 Gen 2017 – Presenti per Lista Civica Italiana Luigi Branchetti (membro anche del Comitato per il NO dell’Umbria) e Roberto Brambilla (Membro anche del Comitato per il NO di Concorezzo – MB).

Ci si trova presso lo SpinLab in via di Santa Croce di Gerusalemme, un grande immobile occupato ex sede dell’INPDAP e utilizzato per ospitare 180 nuclei familiari in difficoltà.

La sala da trecento posti è gremita, tantissime persone in piedi. Età media piuttosto elevata, qui e là qualche giovane. Tutte le regioni italiane rappresentate. Il programma della giornata è stilato nel modo più classico ovvero apertura del prof. Domenico Gallo del Comitato per il NO al referendum costituzionale, interventi dei e delle partecipanti facenti parte dei Comitati (tantissimi, tutti di buon livello), interventi (dopo approvazione da parte dell’assemblea) di qualche esponente di partito, chiusura di Alfiero Grandi.

Al tavolo della presidenza – al quale è stato appiccicato un bell’origami a forma di gufo – Alessandro Pace, Massimo Villone, Mauro Beschi. In sala molti volti noti che hanno difeso la costituzione: da Felice Besostri a Sandra Bonsanti, da Paolo Maddalena a Lidia Menapace, da Tomaso Montanari alla neomamma Anna Falcone. Tra i giovani Martina Carpani coordinatrice nazionale degli studenti per il NO che impressionerà tutti per la passione e la freschezza del suo intervento. La sala è resa più colorata dai disegni che più di cento vignettisti hanno inviato nei mesi scorsi per sostenere la campagna del NO: verranno ringraziati in mattinata con l’omaggio della copia anastatica della Costituzione.

Nell’intervento di apertura, Domenico Gallo ricorda la storia del Coordinamento Democrazia Costituzionale: una storia che colpisce perché parla di cittadini e cittadine che senza particolari aiuti, con buona parte della stampa e dei media ostili, con pochi fondi sono comunque riusciti a ottenere un bel NO in questa decisiva quanto “pericolosa” tappa della storia della Repubblica.

Il risultato di questo enorme impegno oltre al NO ottenuto è un patrimonio di 35 comitati per il NO all’estero e di circa 680 in Italia; tutti indipendenti e autonomi, con un embrione di organizzazione a rete e con un gruppo centrale – i famosi professori soprannominati da qualcuno anche “gufi” o “parrucconi” – che si limita ad un leggero coordinamento. Ora – dice Gallo – la domanda é “cosa fare?” Dalle regioni viene la richiesta di non smobilitare perchè tutti hanno la percezione che si è vinto un round, non l’intero incontro. I poteri che hanno trasformato in poco tempo un sindaco in un capo di governo, non si rassegneranno certamente e quindi occorre tenere alta la guardia. Ci sono almeno due ragioni dice Gallo: la prima è che non abbiamo ancora l’esito dei ricorsi sull’Italicum e non sappiamo come sarà la legge elettorale. Il secondo è che la democrazia è in perenne pericolo. La nostra Costituzione va rilanciata e sostenuta.

La sua conclusione è che occorre batterci ancora per ottenere una completa agibilità delle istituzioni (si pensi ad esempio alle province che esistono ancora ma di cui – grazie alla legge Del Rio – non eleggiamo più i rappresentanti); la sovranità popolare deve essere recuperata appieno.

Il nostro programma futuro di azione deve vedere ancora impegnate una pluralità di forze (cita i liberali, il centro sinistra, la sinistra), però non possiamo occuparci di tutto, dobbiamo limitarci al terreno della politica istituzionale. Quindi elenca come prossimi obiettivi:

– la preparazione di una petizione che tenga presente sia la sentenza della Corte Costituzionale di martedì 24 che di un testo già fatto circolare dal coordinamento nazionale che elenca una serie di requisiti auspicati per la futura legge.

– una azione di sostegno alla petizione che verrà lanciata per sostenere una legge elettorale degna di questo nome e l’organizzazione di incontri pubblici per promuovere consapevolezza

– sostegno ai referendum sociali promossi dalla CGIL

– azioni per rendere più facile l’accesso da parte dei cittadini ai referendum

Dopo l’approvazione della legge elettorale, Domenico Gallo propone di organizzare una nuova riunione dei comitati; inoltre i due comitati esistenti nati per due obiettivi diversi (uno per il NO e uno contro l’Italicum) potrebbero essere riuniti in uno solo.

Il prof. Alessandro Pace presidente del Comitato per il NO dice che si deve tornare ad un rigoroso rispetto dell’art. 138 Cost. e quindi non si devono più presentare riforme costituzionali complesse che riguardino più argomenti contemporaneamente: è scorretto rispetto ai cittadini. Sottolinea anche quanto sia “deviata” la modalità italiana di elezione di secondo livello per le province unitamente a quella proposta (e fortunatamente bocciata nel referendum del 4/12) per il senato dove gli elettori non sono – come succede in altre nazioni “grandi elettori” incaricati allo scopo dal popolo, bensì sono persone elette che hanno tra le tante funzioni anche quella di eleggere in secondo grado altri rappresentanti.

Il prof. Massimo Villone – uno dei professori – ricorda che siamo solo all’inizio e che l’impresa di attuare la Costituzione richiede la vitale presenza della rete territoriale. E’ certo che le forze contrarie alla nostra Costituzione ci riproveranno.

Tomaso Montanari vicepresidente di Libertà e Giustizia. LeG pensa che i Comitati vadano mantenuti. Occorre fare una azione popolare per l’attuazione della Costituzione. Auspica una legge elettorale proporzionale con una ragionevole soglia di sbarramento. Auspica inoltre una leggera modifica dell’art.138 per mettere in salvo la Costituzione e l’attuazione dell’art. 53 per una tassazione progressiva. Ricorda che i Comitati vanno valorizzati perchè più importanti dei leader e dice che sarebbe un errore introdurre una sorta di centralismo romano.

Anna Falcone Vicepresidente del Comitato per il NO. Ringrazia tutti per il grande impegno che ha contribuito alla crescita civile e politica dell’Italia. Ritiene che non ci siano le condizioni per fare un partito ma sottolinea che abbiamo una grande missione politica: quella di rendere viva e concreta la nostra Costituzione. Ricorda anche che uno dei punti di forza dei Comitati del NO è che hanno visto la partecipazione di tante anime diverse (dai cattolici alla sinistra, ai liberali ecc.). E’ necessario mantenere aperto il dibattito politico che abbia anche una grande attenzione ai problemi dell’ambiente. Stiamo vivendo una fase storica che vede il passaggio da una democrazia rappresentativa ad una democrazia partecipata.

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Iniziano gli interventi dei Comitati. Molti richiedono in maniera più o meno esplicita una riflessione sulle modalità organizzative della rete dei Comitati del NO con suggerimenti anche per una elezione democratica del coordinamento nazionale e per migliorare l’organizzazione della rete e la partecipazione dei Comitati. Molti altri chiedono una decisa iniziativa per l’abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione (art 81 come modificato dal governo Monti) e auspicano inoltre il ritorno ad una legge elettorale proporzionale.

Alla fine del pomeriggio ci sono tre interventi, uno di Benzoni del comitato socialista del NO , uno di Pancho Pardi e uno di Roberto Brambilla di Lista Civica Italiana che riguardano il problema di come dare rappresentanza politica all’attuazione della Costituzione. Brambilla fa rilevare che da decenni, un elevatissimo numero di associazioni e gruppi si bat
tono per migliorare la società italiana, ma questo grande impegno comunque non ha impedito un degrado generale della nostra democrazia e una notevole produzione di cattive leggi promulgate dal parlamento. Forse occorre cambiare strategia stornando una parte delle enormi energie che vengono impiegate “a valle” per mettere pezze alle cattive decisioni politiche, per applicarle invece “a monte” cercando di migliorare la qualità del parlamento e delle sue leggi. Quindi da un lato va bene che i Comitati del No restino un movimento di pressione, ma una parte di noi – che sente il problema – se non vogliamo condannarci allo sfinimento per i decenni futuri deve  necessariamente organizzarsi in rete per essere in grado di elaborare una proposta politica nuova e organizzare una campagna elettorale allo scopo di mandare persone migliori in parlamento. In questo senso però è importante tenere presente gli errori del passato e quindi riprogettare il modo con cui si fa politica: occorre in particolare porre molta attenzione per evitare di ricreare piramidi di potere. Occorre darsi da subito regole per prevenire le deviazioni dovute alla irrefrenabile fame di potere, ricchezza e autoaffermazione che caratterizza gli umani e darsi una organizzazione che sia “plurale” e orizzontale, senza dare spazio al leaderismo.

In chiusura Alfiero Grandi legge un “documento finale” largamente condivisibile al quale l’assemblea apporta piccole ma importanti integrazioni quali la precisazione che la legge elettorale auspicata deve essere “proporzionale” e l’introduzione – tra gli obiettivi futuri – dell’eliminazione del pareggio di bilancio dalla Costituzione (art 81). Concludendo – e questo è il parere di Lista Civica Italiana – occorre migliorare molto la gestione di incontri nazionali come quello del 21 gennaio. In particolare sarebbe necessario concordare prima un OdG, definirlo in maniera più precisa e articolata specificando gli obiettivi di ogni sessione. Occorre inoltre porsi il problema di come dare voce a chi non può partecipare. Sarebbe stato utile – ad esempio – che il documento finale dell’Assemblea fosse stato inviato a tutti i comitati per la raccolta di osservazioni dando però una precisa scadenza entro la quale rispondere. E’ solo prestando attenzione al coinvolgimento di tutti/e che si crea partecipazione, coesione, crescita e conseguente voglia di fare “insieme”.

Questo non significa che l’attuale Coordinamento nazionale sia “da buttare” (anzi!), significa che occorre trovare un miglior equilibrio democratico tra coordinamento centrale e comitati locali.

Se vogliamo difendere la democrazia e la Costituzione dobbiamo essere i primi ad applicarla al nostro interno.

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